2 dicembre 1999 - 2
dicembre 2007
Don Emilio Gandolfo,
eminente protagonista e testimone della
cultura cattolica come educatore, studioso, biblista
e soprattutto come uomo che vive nella pluralità della storia,
otto anni fa è stato ferocemente ucciso.
Diceva che aveva imparato
ad amare la verità più della vita.
E perciò è stato
ammazzato nel modo rituale e simbolico
riservato a chi ricerca la verità e la conoscenza (massacrandolo di
botte e rompendogli le dita delle mani). E in questo modo si è posto fine al
clima di persecuzione e di ostilità che durava da una
vita perché aveva anteposto l’antropologia alla teologia.
Don Emilio non è neppure nell’elenco dei preti uccisi; per lui non si
parla nemmeno di omicidio,al più si parla di “mistero pasquale” e di “tragica scomparsa”.
Ma visto l’impegno per sopire, troncare, minimizzare, normalizzare,
clericalizzare, anatemizzare,
nascondere, omettere, insultare, dimenticare e cancellare la pluralità,
l’identità, la dignità e la memoria di
chi era ed
è partecipe e testimone delle sue vicende umane, culturali e spirituali,
il misterioso assassinio non deve essere tanto misterioso.