5
anni fa, il 10 agosto2002, moriva tra mille sofferenze fisiche e morali
Marina
Forte Thiery
Ha
vissuto una piena vita spirituale e sociale laicamente,
alla sequela di un Vangelo senza credo clericale o potere sacerdotale, senza
manipolazioni ed affari, insegnando, con il rispetto della pluralità delle
antropologie e delle culture, dei modi e degli stili di vita, delle esperienze,
delle intelligenze, delle ragioni, ad essere orgogliosamente se stessi.
Ammazzato
in quel modo dEmilio Gandolfo hanno preteso di sostituire il Vangelo con il
credo clericale, esercitando, anche dopo la
morte di Marina l’insostenibile inganno della comunione, seguendo, con
un’acredine rigorosa, ed un integralismo radicale, i canoni della dottrina
cristiana: manipolazione, violenza, potere sacerdotale.
In
nome di una religione che genera schifo, le hanno rubato (non si può usare altro verbo per definire l’uso del tutto arbitrario
del “grande
lavoro di trascrizione, di catalogazione, di scannerizzazione”
fatto per consentire la pubblicazione delle lettere di dEmilio)
l’identità, la dignità, 40 anni di
esperienze vissute intensamente, la memoria: è una crudele e immotivata
damnatio memoriae.
La
teologia ed il credo clericale ha preso il posto della
storia e dell’antropologia.
Clemente d’Alessandria, uno dei più
venerati padri della chiesa di Roma, già alla fine del
II secolo ha fissato i canoni della struttura ecclesiastica: manipolazione, violenza, potere sacerdotale.
E’una blasfema trinità. Dava questi consigli: “non tutta la
verità va detta agli uomini”...”Se per caso i tuoi avversari dicono la verità,
devi negarla e mentire per confutarli”.“…anche se dicessero qualcosa di vero,
chi ama la verità non deve, neppure in tal caso, essere d’accordo con loro. Perché non tutte le cose vere sono la verità, e la verità che
sembra vera secondo le opinioni umane non dev’essere
preferita alla verità vera, quella in armonia con la fede”.
Naturalmente
i buoni cristiani negano l’autenticità di quei precetti di san Clemente che,
però, ripetono esattamente quanto dice oggi, a tanti secoli di distanza,
Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia: «non si può parlare della storicità
di Cristo escludendo la fede». L’integrismo ha
radici lontane. La teologia ha preso il posto della storia e dell’antropologia.
Non si cerca più di testimoniare la propria fede, nella pluralità delle visioni
etiche e sociali, ma di far trionfare il credo clericale.